Il titolo corretto di questa scultura sarebbe in realtà ” Ritrovare il proprio respiro”, cosa che mi succede ogni volta che realizzo uno stato d’animo femminile, in roccia dura di torrente. Non è una fatica da niente ridare morbidezza alla forma che vedo nella pietra, come un pulcino nascosto dentro l’uovo, e la fatica emotiva nell’esprimere un mio conflitto e dargli una forma armoniosa mi costa sofferenza: così come scavo la pietra scavo dentro me stessa.
Mi sono accorta che non ho mai spiegato i miei stati d’animo femminili, quel filone di sculture che ho realizzato a Bagneri nove anni fa, isolandomi da tutto e da tutti e che mi hanno portato a esporre in gallerie in tutto il mondo, da Venezia a S.Moritz, Firenze, Miami e Pietrasanta.
Questo serpentino di torrente dalla grana finissima e con pochissime inclusioni al suo interno è stato il mezzo attraverso il quale ho espresso questo stato d’animo del ritrovarsi, dopo avere perso il contatto con il sé autentico.
Ho cercato di “fotografare” l’anima nel momento in cui ha appena, con fatica, superato il conflitto interiore. Io la immagino la eterna battaglia delle donne, ma non solo anche di tutte quelle persone che resistono alla pressione sociale. Nelle donne però il dramma è la scelta fra amare sé stesse e seguire la propria libertà o amare l’altro, accudirlo, conformarsi, annullarsi. Il momento in cui si sceglie la propria verità è un tempo di dolore, ma è anche il ritrovo del sé e del proprio respiro, la propria luce.
Quando esprimo concetti così impalpabili riesco a farlo soltanto attraverso la scultura, le parole sono grossolane e sguaiate e parlarne a voce con molte persone è una battaglia a perdere, perché non riesco a farmi comprendere: non è una posizione contro le scelte di nessuno, ma è a favore di tutti.
Ci sono lunghe fila di persone ricordate giustamente per avere difeso la libertà in maniera eclatante contro dittature, persecuzioni ecc..ma c’è una lunga fila di persone che lo fanno silenziosamente, ogni giorno, scegliendo semplicemente di essere sé stessi e quindi non vengono osteggiati apertamente, ma fatti sentire diversi, estranei, sopportati.
La libertà costa cara: non c’è attico, macchina di pregio o lusso che costi cara quanto lo scegliere di abbracciare la propria autenticità. Il corpo nudo femminile è lo strumento per dare voce all’anima ed è un simbolo inequivocabile di libertà.
Con tutte le ingiustizie che subiscono le donne in tutto il mondo chi può ha il dovere di spogliarsi e raccontarsi.