La roccia che ho scelto per questa scultura è uno Gneiss, roccia metamorfica formatasi a grande profondità, per effetto della altissima pressione e temperatura e, nella nostra zona, dalla convergenza di due placche (Europea e Africana-linea Insubrica), durante la fase di subduzione e in quella successiva di collisione continentale (45 Ml. di anni fa, originando le catene montuose).
Nell’incavo evidenziato dall’ombra sulla pietra ho visto il muscolo delle zampe posteriori, che mi ha suggerito la struttura della pietra e le proporzioni: io lavoro così.
Le forme armoniose, ma potenti del gatto si sposano in maniera sorprendente con la pietra dura di torrente, come quelle femminili.
Nonostante i cristalli e le venature di quarzo, la pietra non ha presentato fratture e “ha accettato” di diventare un gatto.
Ed eccolo finito:
Il gatto è l’animale che mi fa sentire a casa; scolpendo questa pietra ho ripensato a tutti i gatti che hanno graziosamente accompagnato la mia vita, dalla gatta di famiglia, a quella del mio maestro che ho poi adottato dopo la sua morte, al branco di gatti che mi hanno accolto a Bagneri: dalle cucciolate nel fienile della baita Nisina alla tribù del Borgo. Ora me ne restano soltanto due; questa scultura è un omaggio a tutte queste belvette domestiche, capaci sempre di darmi buonumore:
ECCOLI!: