Maternità Africana

Scultura in pietra dura di torrente: cm: altezza 40 , profondità 22 , lunghezza 36 per un peso di 40,400 kg.

Questo lavoro è stato ispirato dalla vita e dall’esempio di Maria Bonino, pediatra e anche filantropa e sognatrice.

Leggendo il libro ” Una vita per i bambini dell’Africa” di Claudia Ghiraldello che racconta la vita di Maria Bonino, medico volontario in Africa e morta appena cinquantunenne a Luanda a causa di una febbre emorragica nel 2004, ho trovato tanti spunti di riflessione che ho cercato di trasferire, meglio che ho potuto, nel mio lavoro: il primo è l’incanto di prendersi cura dei figli degli altri come fossero i propri, creandone un futuro luminoso: la Fondazione Maria Bonino continua l’impegno nei progetti di tutela della salute materno-infantile nei Paesi dell’ Africa sub sahariana.

Il primo punto: a livello artistico ho cercato di esprimerlo attraverso la figura della Madre e della bimba in un’unica pietra nera, attraversata da una linea di quarzo bianco che avvolge e lega le due persone in un’intreccio dell’anima.

A livello figurativo ho posto il punto focale sulla bimba perché rappresenta il futuro.

Il secondo punto: la maternità è prima di tutto prendersi cura della bambina al proprio interno e lavorare per concretizzarne i sogni. ” La vita è la realizzazione del sogno della giovinezza” la frase che era stata di Papa Giovanni XXIII e che Maria ha fatto sua. Prendendosi cura del suo sogno, con abnegazione e sacrificio, ha creato e concretizzato il sogno di un’altra bimba, Giacinta, che ora è medico, grazie agli studi che ha potuto fare grazie alla sua mamma adottiva e alla famiglia di lei dopo la sua morte.

Il terzo punto: mi ha colpito moltissimo la figura della mamma di Maria, Gabriella che, nonostante la paura di sapere la figlia lontana, le ha permesso di percorrere la sua strada.

Credo proprio che la maternità sia soprattutto questo: essere in grado di volare via dal nido e ispirare gli altri a fare lo stesso.

Di seguito le immagini che ripercorrono le fasi di lavorazione

Le rondini al borgo

Per ogni nido di rondine in pietra dura ci sono tentativi non riusciti, che mostro nella immagine qui sotto .Anche se le dimensioni di queste sculture sono più piccole rispetto ad altri lavori in pietra, il lavoro che c’è dietro è grande e accurato; occorre avere infinita pazienza e seguire con estrema precisione le venature di ogni pietra.

Eppure, ogni volta che entro in contatto col linguaggio misterioso e imprevedibile di questo materiale così antico, primordiale, vi trovo una bellezza sconfinata; ogni volta sono nuove sorprese di cristalli, venature e inclusioni di minerali unici e affascinanti.

La maternità ha sempre per me il significato di creazione, di saper curare la propria realtà con pazienza femminile, di saper attendere con fiducia le circostanze favorevoli, nel saper credere che la Primavera torna sempre: questi nidi in pietra dura dell’Elvo sono entrati prepotentemente nella mia vena creativa.

Quest’ultimo nido è molto speciale, il nido è in pietra dura del torrente Elvo, le rondini sono in pietra dell’Etna, una bellissima roccia inviatami da Franco Maugeri da Linguaglossa.

Deve avere portato fortuna: da qualche giorno le rondini al Borgo di Bagneri sono arrivate per davvero .La bella stagione è appena iniziata..

Colombe all’abbeveratoio

composizione di due colombe in quarzo bianco e vasca in serpentino. Misure cm:53x27x33.Peso kg:30

Composizione scultorea commissionatami da un marito come regalo d’amore per la moglie, dopo una vita condivisa. Mario mi ha chiesto per la sua Luciana una riproduzione in pietra del particolare delle colombe che bevono: decorazione musiva di una delle lunette della cupola con gli apostoli all’interno del Mausoleo di Gallia Placidia a Ravenna.

Mausoleo di Gallia Placidia, prima metà del v secolo. Decorazione di una delle lunette con gli apostoli.

Il significato che il committente ha voluto dare a questa mia opera vuole essere il ringraziamento per le cure che la moglie gli ha fornito con costanza per tutta la vita. Ho scelto un quarzo bianco dell’Elvo dal quale ho ricavato due anime dallo stesso nucleo e per la vasca dell’acqua un bellissimo serpentino di torrente. Il contrasto tra il blu della vasca levigata al suo interno, il verde color felce della stessa (lasciata grezza al di fuori) e il quarzo latteo con cristalli trasparenti con sfumature giallo citrino, all’interno delle colombe, crea un intreccio visivo di armonia e pace.

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TARTARUGA di TERRA

Le pietre mi insegnano sempre che da una frattura, un’apparente fragilità possono nascere forme meravigliose se si seguono le venature e l’essenza di un materiale senza imporre la propria idea. Da tre pietre di torrente diverse sono nate una tartaruga grande e due piccole.

Ho avuto la fortuna di poter studiare dal vero le forme, le movenze e le espressioni di due modelle che, loro malgrado, sono state oggetto di studio e attenzione per settimane.

Ogni volta che l’anima di una creatura si rivela nei colori straordinari delle pietre dure e antiche è una scoperta e un’emozione. Si rivela un universo di colori, minerali e cristalli finora inesplorato.

IL GATTO

La roccia che ho scelto per questa scultura è uno Gneiss, roccia metamorfica formatasi a grande profondità, per effetto della altissima pressione e temperatura e, nella nostra zona, dalla convergenza di due placche (Europea e Africana-linea Insubrica), durante la fase di subduzione e in quella successiva di collisione continentale (45 Ml. di anni fa, originando le catene montuose).

Nell’incavo evidenziato dall’ombra sulla pietra ho visto il muscolo delle zampe posteriori, che mi ha suggerito la struttura della pietra e le proporzioni: io lavoro così.

Le forme armoniose, ma potenti del gatto si sposano in maniera sorprendente con la pietra dura di torrente, come quelle femminili.

Nonostante i cristalli e le venature di quarzo, la pietra non ha presentato fratture e “ha accettato” di diventare un gatto.

Ed eccolo finito:

Il gatto è l’animale che mi fa sentire a casa; scolpendo questa pietra ho ripensato a tutti i gatti che hanno graziosamente accompagnato la mia vita, dalla gatta di famiglia, a quella del mio maestro che ho poi adottato dopo la sua morte, al branco di gatti che mi hanno accolto a Bagneri: dalle cucciolate nel fienile della baita Nisina alla tribù del Borgo. Ora me ne restano soltanto due; questa scultura è un omaggio a tutte queste belvette domestiche, capaci sempre di darmi buonumore:

ECCOLI!:

RESPIRO

Il titolo corretto di questa scultura sarebbe in realtà ” Ritrovare il proprio respiro”, cosa che mi succede ogni volta che realizzo uno stato d’animo femminile, in roccia dura di torrente. Non è una fatica da niente ridare morbidezza alla forma che vedo nella pietra, come un pulcino nascosto dentro l’uovo, e la fatica emotiva nell’esprimere un mio conflitto e dargli una forma armoniosa mi costa sofferenza: così come scavo la pietra scavo dentro me stessa.

medium: serpentino della Valle Elvo (Biellese Occidentale).
Dimensioni: cm.36x18x12-peso Kg.10

Mi sono accorta che non ho mai spiegato i miei stati d’animo femminili, quel filone di sculture che ho realizzato a Bagneri nove anni fa, isolandomi da tutto e da tutti e che mi hanno portato a esporre in gallerie in tutto il mondo, da Venezia a S.Moritz, Firenze, Miami e Pietrasanta.

Questo serpentino di torrente dalla grana finissima e con pochissime inclusioni al suo interno è stato il mezzo attraverso il quale ho espresso questo stato d’animo del ritrovarsi, dopo avere perso il contatto con il sé autentico.

Ho cercato di “fotografare” l’anima nel momento in cui ha appena, con fatica, superato il conflitto interiore. Io la immagino la eterna battaglia delle donne, ma non solo anche di tutte quelle persone che resistono alla pressione sociale. Nelle donne però il dramma è la scelta fra amare sé stesse e seguire la propria libertà o amare l’altro, accudirlo, conformarsi, annullarsi. Il momento in cui si sceglie la propria verità è un tempo di dolore, ma è anche il ritrovo del sé e del proprio respiro, la propria luce.

Quando esprimo concetti così impalpabili riesco a farlo soltanto attraverso la scultura, le parole sono grossolane e sguaiate e parlarne a voce con molte persone è una battaglia a perdere, perché non riesco a farmi comprendere: non è una posizione contro le scelte di nessuno, ma è a favore di tutti.

Ci sono lunghe fila di persone ricordate giustamente per avere difeso la libertà in maniera eclatante contro dittature, persecuzioni ecc..ma c’è una lunga fila di persone che lo fanno silenziosamente, ogni giorno, scegliendo semplicemente di essere sé stessi e quindi non vengono osteggiati apertamente, ma fatti sentire diversi, estranei, sopportati.

La libertà costa cara: non c’è attico, macchina di pregio o lusso che costi cara quanto lo scegliere di abbracciare la propria autenticità. Il corpo nudo femminile è lo strumento per dare voce all’anima ed è un simbolo inequivocabile di libertà.

Con tutte le ingiustizie che subiscono le donne in tutto il mondo chi può ha il dovere di spogliarsi e raccontarsi.

IL FISCHIO

In occasione dei cento anni del Rifugio Vittorio Sella il Cai di Biella mi ha commissionato un gruppo scultoreo da posizionare all’ interno del Parco del Gran Paradiso, subito davanti alla fontana del Rifugio, dove chiunque arriva riempie la borraccia con la preziosa acqua di fonte, accompagnato dai fischi delle marmotte tutto intorno e dal rumore dell’acqua di torrente che attraversa la conca del Lauson.

L’allora Presidente del Cai di Biella Eugenio Zamperone e Andrea Formagnana, che sarebbe diventato Presidente l’anno successivo, mi dissero ” vista la tua sensibilità ci piacerebbe una scultura tua in pietra, visto che è un Parco molto visitato da famiglie e bambini”, nella continuità del lavoro che ho fatto a Bagneri con Sentiero Vivo, dove mi rivolgo ai bambini con un linguaggio semplice, ma che vuole sensibilizzare al rispetto dell’ambiente.

Ho scelto di rappresentare una bambina che fischia con lo sguardo rivolto a chi arriva alla fontana, agli adulti, per spronarli ad attivarsi per difendere il futuro di tutte le creature viventi sulla terra. La suggestione che ho cercato di creare è che tramite il suono più frequente del Parco, il fischio delle marmotte, lo spettatore che ha piacere di cogliere il significato intuisca il profondo intreccio tra gli animali e l’uomo all’interno di un Ecosistema sano. L’uomo non può sperare di sopravvivere e avere un futuro senza la coabitazione con tutte le specie animali e vegetali.

Per “dare voce al fischio” ho scelto un enorme blocco di serpentino, di 500 kg di peso, alto 70 cm e profondo 50 cm ; la storia geologica di questa pietra è molto antica, nata da lave sul fondo dell’Oceano Ligure Piemontese, poi metamorfosata e trasformatasi in pietra verde, dura e molto compatta. (cit. Brunello Maffeo dello Studio Associato di geologia Maffeo). Questa bellissima roccia ha 50 milioni di anni di età, nata ben prima dell’uomo, vuole essere un messaggio che niente in natura è semplice o non degno di attenzione. Di pietre verdi è piena la Valle d’Aosta, sono le lose dei tetti delle baite, le puoi vedere nei torrenti e dappertutto nelle montagne.

Per rappresentare la marmotta, per me animale simbolo della terra stessa e certamente del Gran Paradiso, ho invece scelto questa pietra dura del torrente Elvo, bruno dorata e grigia ,a imitazione del colore della pelliccia dell’animale in questa stagione.

I piccoli cristalli luccicanti di mica muscovite sono il segno evidente dei micascisti, rocce frequenti sulle Alpi. Deriva dal metamorfismo di sedimenti marini sabbiosi o argillosi ed è nata 200 milioni di anni fa. ( cit. Brunello Maffeo, geologo).

Il giorno dell’inaugurazione sono state scoperte le targhe fra le quali quella dedicata ai soci del Cai ebrei cancellati dalle leggi razziali del 1939. Il Rifugio Vittorio Sella era caro a Primo Levi, e, tra i tanti pensieri tristi che questo riconoscimento a quelle persone dimenticate mi ha suscitato,ho rivissuto il ricordo felice della mia prima mostra personale al ghetto ebraico di Venezia.

Lo sguardo innocente di un bambino scaccia le brutture del mondo e porta speranza, come la marmotta che dopo ogni inverno esce dalla sua tana e dall’ombra per ricongiungersi con la luce. Ho tentato di esprimere innocenza e tenerezza in entrambe le creature in pietra che ho realizzato, augurandomi che portino sogni e bellezza a chi le guarda.

Di seguito una breve galleria con le varie fasi di lavorazione (quattro mesi della mia vita)

migranti reali….

Cigno Reale ( Cygnus olor)

Oca Selvatica ( Anser Anser )

Germano Reale ( Anas platyrhyncos)

Femmina di Germano Reale coi pulcini

Questa è una piccola anteprima di un’esposizione che inaugurerò l’anno prossimo che ha come tema principale il “Ritorno al Cortile”.Il significato lo spiegherò più avanti.Per ora a chi ha la bontà di leggere illustro le varie fasi di lavorazione di queste sculture in pietra dura di torrente.

Le ho scelte alla Cava Barbera,di seguito alcune immagini.

“Donna di Fuoco”

Ringrazio la Fondazione Cassa di Risparmio che ha voluto coinvolgermi in questo importante progetto espositivo legato a due icone del ‘900: Coco Chanel e Marilyn Monroe fotografate da Kirkland.

Da Sabato 22 Maggio 2021 nella splendida cornice di Palazzo Gromo Losa in fiore sarà esposta la mia scultura in pietra dura del torrente Elvo; il mio vuole essere un omaggio alle due icone del ‘900 e a Kirkland,che le ritrasse agli inizi degli anni ’60 per la Rivista” Look”.

La mia donna di fuoco in andesite, nata dal magma attivo 100 milioni di anni fa, si è poi cristallizzata fino ai giorni nostri; trovandomi io di fronte a una bellezza così immensa ne ho osservato la forma, i colori, le venature, i cristalli e le fratture. La mia intenzione è celebrare la maestosità della forza primordiale e contemporanea della donna. In questa pietra rosso fuoco ci ho visto il fil rouge che lega i tre artisti in mostra a Palazzo Gromo Losa: il fotografo e le due muse.Il filo rosso è l’arte,la creatività e la femminilità:archetipi dell’anima di tutte quelle persone,donne e uomini,che riescono ad ascoltare ciò che li circonda.

Il giardino di Palazzo Gromo Losa :

Il giardino di Palazzo Gromo Losa è protagonista del percorso espositivo: per creare un’esperienza immersiva al visitatore saranno esposte tra i fiori le frasi più iconiche di Marylin Monroe e Coco Chanel;la prima ha vestito i canoni di bellezza della sua epoca e ha incanalato la sua intelligenza in un linguaggio artistico di ineguagliabile ironia e leggerezza,la seconda è il riferimento di tutte noi donne contemporanee che vogliamo essere protagoniste della nostra vita,naturalmente per me che opero nell’arte lei è un riferimento creativo fondamentale. Penso che,nonostante le apparenze, non fossero molto diverse tra loro: il loro sguardo di donne verso il mondo è stato lucido, spietato, ma allo stesso tempo ha rivelato una tenerezza tutta femminile. La mia donna di fuoco vuole racchiuderle e parlare a entrambe.

Così come il rapporto col femminile quale archetipo dell’anima è fondamentale nei miei lavori, nella vita è molto importante il mio relazionarmi con le donne che stimo, con le quali aspiro a fare squadra. In questo caso la prima è Federica Chilà, project manager del progetto espositivo di cui faccio parte anch’io, che ringrazio per avermi coinvolta.

La seconda è la critica d’arte Elena Gollini, giornalista e curatrice d’arte in manifestazioni di rilievo(Biennale di Venezia, Festival di Spoleto) e ha curato mostre di prestigio ( Museo Ferrari a Maranello,Museo Canova a Possagno) che ha recensito questo mio nuovo lavoro “Donna di Fuoco”.

Riporto qui con piacere le sue parole,ringraziandola per l’attenzione che riserva al mio percorso di scultrice:

La sua incantevole e potente donna di fuoco incarna al meglio l’ideale della femminilità prorompente ed energica, ma al contempo sensibile e intensa, un tripudio di emozioni, una donna ammaliante e vulcanica in tutti i sensi. Infatti il materiale designato è decisamente particolare. Si tratta di vulcanite di antichissima genesi proveniente dal torrente Elvo. Anche sotto questo aspetto Cecilia dimostra di fare la differenza e di dare un’ulteriore spinta di traino alla resa compositiva. La sua donna di fuoco sprigiona una forza ancestrale, che è la forza cosmica votata al femminile, la forza iniziatica e rivelatoria personificazione dell’energia universale assoluta. La donna di fuoco è anche un’immagine rassicurante e protettiva, perché attraverso il suo calore virtuale ci scalda, ci infonde sicurezza proprio come la metafora del grembo materno caldo e ovattato

Essere donna scultrice equivale a una grande sfida, è una grande scommessa. Soltanto una personalità caparbia e temprata come quella di Cecilia può sostenere un percorso così impegnativo e complesso e ottenere risultati ineccepibili. La sua arte è sinonimo di vita vissuta e di vita ancora da vivere con pronta reattività. Spesso l’arte scultorea viene associata a figure maschili e anche la tradizione della grande storia dell’arte vede emergere prevalentemente nomi declinati al maschili. Ma questo non deve ovviamente fuorviare e distogliere l’attenzione dall’indiscussa valenza e meritocrazia di Cecilia, che prosegue impavida. Il suo contributo alla scultura moderna è destinato a restare immemore e a proiettarsi nel futuro e proprio come l’emblema della sua magnifica donna di fuoco riveste una summa di messaggi, che guardano al presente con un punto di osservazione già rivolto anche al futuro e al futuribile”.

Elena Gollini.

La scultura, posizionata nei Giardini di Palazzo Gromo Losa, grazie al supporto dell’azienda MULTI-METAL s.a.s. di Spezia Dino & c.-Biella

La scultura vede alla sua sinistra il Palazzo e alla sua destra il giardino delle rose in fiore.